Non tutti gli italiani furono fascisti, così come non tutti gli abitanti della Germania, è bene saperlo, furono nazisti. Alcuni di loro diedero vita alla Resistenza tedesca, sono i ragazzi della Rosa Bianca.
“Rosa Bianca” è il nome che appare su alcuni volantini distribuiti, prima a Monaco di Baviera e poi in varie città della Germania, tra l’estate del 1942 e l’inverno del 1943. Questi brevi testi, scritti a macchina e poi stampati in ciclostile, invitano il popolo tedesco alla Resistenza contro la dittatura nazista. Dietro a quest’iniziativa non sta una grande organizzazione clandestina, ma semplicemente un gruppo di amici. Hans Scholl, Sophie Scholl, Alexander Schmorell, Willi Graf, Christoph Probst, Kurt Huber, Traute Lafrenz e molti altri ancora.
I protagonisti di questa vicenda si sono perlopiù conosciuti fra i banchi di scuola, oppure nelle aule universitarie; condividono una forte fede cattolica e soprattutto una radicata opposizione al nazionalsocialismo.
Ciascuno dei ragazzi che costituivano il nucleo del gruppo (Hans, Alex, Willi, Christoph e le studentesse Sophie e Traute) allargano l’iniziativa tramite i propri amici e così da Monaco la Rosa Bianca giunge a Stoccarda, Ulm, Amburgo, Friburgo e altre città ancora. Della cerchia fanno parte anche personaggi autorevoli, quali il professor Kurt Huber, il pubblicista Carl Muth, il libraio Josef Söhngen, il pittore Wilhelm Geyer e l’architetto Manfred Eickemeyer.
Nel giugno 1942 compare a Monaco di Baviera il primo volantino della Rosa Bianca: «Il giorno della resa dei conti è venuto, la resa dei conti della gioventù tedesca con la più abominevole tirannia che il nostro popolo abbia mai sopportato. In nome della gioventù tedesca esigiamo dallo stato di Adolf Hitler la restituzione della libertà personale, il bene più prezioso dei tedeschi, che egli ci ha tolto nel modo più spregevole».
Da quel momento il gruppo della Rosa Bianca si mette a lavorare sodo e stampa clandestinamente altri cinque volantini, mentre di notte, misteriose scritte antinaziste compaiono sui muri di Monaco. La Gestapo si mette subito sulle tracce del gruppo che però riesce a proseguire per diversi mesi la sua azione.
Fino al 18 febbraio 1943, quando Hans Scholl e sua sorella Sophie vengono sorpresi, mentre spargono il sesto volantino nell’università bavarese. E pochi minuti dopo sono fra le grinfie della Gestapo. La polizia segreta nazista indaga, interroga i giovani e perquisisce la loro casa. E trova le prove che servono per incastrarli. Entro pochi giorni anche Willi, Christoph e Alex vengono arrestati.
Il 22 febbraio alle 10 si tiene a Monaco il processo contro Hans e Sophie Scholl e Christoph Probst. L’accusa è di antipatriottico favoreggiamento del nemico e di preparazione di alto tradimento. Tre ore più tardi sono condannati a morte. L’esecuzione, mediante ghigliottina, viene eseguita nel giro di pochi giorni. La “giustizia” nazista non si ferma qui. Il 19 aprile ha luogo un secondo processo con quattordici imputati, la condanna a morte arriva per Alex Schmorell, Willi Graf e il professor Kurt Huber. Altri dieci sono mandati in carcere. Ancora quattro processi collegati alla Rosa Bianca sono celebrati il 13 luglio 1943, il 3 aprile e il 13 ottobre 1944 e infine il 17 aprile 1945, quando ormai la disfatta nazista è segnata. Perde la vita tramite esecuzione Hans Leipert e viene condannato a morte nell’ultimo processo anche Heinz Kucharski che, però, riesce a fuggire dal carcere durante un attacco aereo su Amburgo.
In totale gli imputati dei processi contro la Rosa Bianca sono 48. Sette di loro perdono la vita per aver combattuto per la libertà del popolo tedesco.
Anche se la Resistenza tedesca non raggiunse mai la portata numerica di quella italiana o di altre nazioni europee, la sua lotta non fu meno importante, perché fu combattuta proprio all’interno della “culla” del nazismo, lì dove era più difficile sorgere e resistere.
Le gesta della “Rosa Bianca” sopravvivono ancora in molti libri, film, mostre e documentari. Alle porte dell’Università di Monaco una targa recante immagini dei protagonisti e stralci di quei famosi volantini ricordano ancora oggi la battaglia della Weiße Rose.