Bulow, al comandante canadese Charles Foulkes, energicamente chiede d’interrompere le incursioni aeree perché Ravenna ne ha sopportate oltre 40, la popolazione ha subito lutti e non pochi monumenti bizantini sono stati colpiti. La risposta è che si può anche ipotizzare una strategia diversa, ma nemmeno un uomo alleato deve perdere la vita. Trovano l’accordo e la notte del primo dicembre, a nord di Ravenna, località valli di Comacchio, i partigiani ricevono aviolanci con armi ed equipaggiamento.
Uno scontro avviene a sud tra una pattuglia del Settimio Garavini, comandata da Picchio, e tedeschi dell’Alpenjager sul fiume Ronco. È un’azione cruenta che continua dalla sera del 3 dicembre fino alla mattina dopo, quando i tedeschi improvvisamente non rispondono più al fuoco.
Qui, di fronte a quest’improvvisa calma, il partigiano Florio attraversa il fiume a nuoto e inizia un’attenta perlustrazione: nessuno!
Altri lo seguono e passano il fiume in zattera.
Lentamente i partigiani si avvicinano alla città, entrano per via Mazzini badando bene a non essere colpiti da franchi tiratori. Proseguono e la gente esce di casa, li saluta, dà indicazioni.
Trovano piazza Vittorio Emanuele II deserta, sorprendentemente non c’è alcuna resistenza, non lo sanno ancora ma i fascisti sono scappati verso Verona e il lago di Garda, mentre i tedeschi stanno già sul fiume Lamone.
Gli Alleati arrivano di primo pomeriggio con il I Corpo D’armata Canadese. Entrano circospetti da borgo Porta Nuova, ma la città è già stata liberata.
Gli vanno incontro i partigiani, il Segretario del CLN di Ravenna e Benigno Zaccagnini, Presidente del CLN provinciale.
Non sparano un sol colpo e nemmeno ne ricevono contro.