Nel 1946 l’Italia, uscita dalla guerra, ma ancora in grave difficoltà, torna alle urne per le prime elezioni libere dopo il ventennio fascista. Per i cittadini l’impegno è duplice. Da una parte c’è il voto referendario, la scelta fra Repubblica e Monarchia, dall’altra il voto politico, per determinare le forze politiche che andranno a comporre l’Assemblea Costituente, l’organo che avrà il compito di dare un nuovo assetto legislativo all’Italia.
Con il voto del 2 giugno 1946 l’Italia diventa una Repubblica, mentre politicamente il Paese si affida principalmente a tre formazioni politiche: la Democrazia Cristiana, il Partito Socialista e il Partito Comunista. Nei lunghi mesi successivi gli eletti all’Assemblea, i cosiddetti genitori (madri e padri) costituenti, danno vita ad un ampio dibattito, un lungo lavoro congressuale che mira a dare alla nazione un ordinamento giuridico-legislativo del tutto nuovo ed originale. Il tono della discussione si alza in molte occasioni. I partiti politici che avevano fatto parte dei Comitati clandestini di Liberazione fino a poco tempo prima, ora si scontrano sulla composizione del testo fondamentale della Repubblica italiana, faticando a trovare un’intesa fra l’anima laica e d’impronta marxista e quello cattolica moderata.
Oltre a Dc, Psi e Pci, s’inseriscono nel dibattito anche le forze minoritarie che compongono l’Assemblea, come il Partito Repubblicano o quello Liberale, il Partito d’Azione e l’Uomo qualunque. Sono quattro i ravennati impegnati nei lavori assembleari. Arrigo Boldrini, il tenace comandante “Bulow” della Resistenza, eletto per il Pci. Benigno Zaccagnini, già presidente provinciale del Cln ravennate con il nome di “Tommaso Moro”, per la Dc. Sempre per lo stesso partito, Giuseppe Fuschini, che ormai da tempo viveva a Roma. Infine Giovanni Mazzotti, membro del Partito Liberale, che però perde la vita prima dell’entrata in vigore del testo costituzionale.
L’Assemblea si riunisce per la prima seduta il 25 giugno del 1946 e per presiedere i lavori viene eletto inizialmente il socialista Giuseppe Saragat che rimane in carica fino al febbraio del 1947, quando viene sostituito da Umberto Terracini.
Il lavoro e l’accordo fra le parti non è sempre facile e così il termine fissato inizialmente per l’Assemblea viene prorogato più volte, fino al 22 dicembre 1947, il giorno in cui i padri costituenti si riuniscono un’ultima volta per votare il testo: 458 favorevoli e 62 contrari. Cinque giorni più tardi il Presidente della Repubblica Enrico De Nicola firma la Costituzione che entra in vigore il 1° gennaio 1948.
Le pagine che compongono la legge fondamentale dell’Italia sono il frutto di un lavoro lungo e difficoltoso, al quale hanno preso parte tutte le forze democratiche dello Stato, tutte le formazioni che hanno combattuto la dittatura ed organizzato la lotta partigiana contro il nazifascismo. Oggi molti tendono a dimenticare (se non a tradire) lo spirito della Costituzione, che ha tra le sue parole i pilastri che tengono in piedi il nostro Paese e conoscere quelle parole è il primo passo per far valere i propri diritti, per affermare la libertà, l’uguaglianza e la democrazia.