HIER WOHNTE EINE FAMILIE VON PARTISANER UND UNTERSTÜTZER

HIER WOHNTE EINE FAMILIE VON PARTISANER UND UNTERSTÜTZER A Massa Lombarda ci sono i Baffé, una famiglia contadina numerosa e conosciutissima. Giuseppe si è sempre espresso contro la dittatura ma non solo criticandola, bensì opponendovi un tipo di Stato diverso: quello comunista.

Coerente con le sue idee non le ha sconfessate nemmeno con le condanne a lunghi anni di carcere. Tutta la famiglia è così: il fratello Alfonso quando vi è bisogno dà ospitalità ai gappisti; il fratello Pio ha scelto di partecipare direttamente alla lotta armata, fa parte del distaccamento Umberto Ricci e con lui ci sono i suoi figli Davide, Federico, Maria, Vincenza e anche i figli di Alfonso, Angelo, Domenico, Osvalda.

L’odio dei fascisti nei confronti dei Baffé è antico, diventa livore quando si accorgono che sempre più sono punti di riferimento per gli antifascisti della zona: danno indicazioni per raggiungere i distaccamenti e forniscono credenziali.

Decidono, pertanto, di dargli una punizione.

Con ricatti e ricompense ottengono le informazioni volute e insieme ai tedeschi, che hanno armi anche pesanti e cani, circondano una vasta zona alla periferia di Massa Lombarda (è la sera del 16/10/’44).

Iniziano il rastrellamento e incappano in un GAP nascosto in un basso comodo.

C’è un conflitto a fuoco prolungato e i partigiani riescono con ostinazione a dileguarsi nelle campagne; uno però è colpito a morte, Giulio Scardovi, insieme a un ufficiale tedesco. Irrompono a casa Baffé e malmenano, poi arrestano e portano tutti alla Casa del Fascio dove subito praticano la tortura perché vogliono informazioni, arrivando a eccessi di brutalità da stupire gli stessi tedeschi.

Nessuno parla e la cosa procede per delle ore fino a che tutti vengono caricati su camion e riportati a casa.

I primi vengono uccisi nel cortile, gli altri sono fatti entrare con i cadaveri dei parenti e, versata della benzina, è appiccato il fuoco. Alla fine resta un cumulo di macerie nere, sul quale viene posto un cartello scritto in italiano, Qui abitava una famiglia di partigiani e assassini e in tedesco: Hier wohnte eine familie von Partisaner und Unterstützer

Subito a questa azione ne viene aggiunta un’altra della quale non se ne conosce la ragione. I fascisti, sempre insieme ai tedeschi, vanno per i campi fino a fermare i fratelli Angelo e Adamo Foletti, e il loro garzone Giuseppe Cavallazzi. Non ci sono accuse (né si è saputo mai fossero in contatto con il movimento partigiano) ugualmente però li conducono davanti alla loro casa dove, insieme agli altri due fratelli Antonio e Giuseppe, orrendamente li uccidono.

In questa giornata perdono la vita oltre ai dieci Baffé e i loro garzoni Severino Gallo e Giuseppe Cassani, Augusto Maregatti che per puro caso si trovava dai Baffé, i due braccianti Leo Landi e suo figlio Antonio, gli sfollati Germano Aldini e il figlio Giulio. E se a questi vanno uniti i morti di casa Foletti, e il primo partigiano GAP, nel complesso fanno 23 vittime tra partigiani e civili.

Massa Lombarda è scossa da questa sequenza così ravvicinata di lutti.

Si chiede la ragione della spiata, il tessuto sociale è antifascista: chi può aver avuto tanta crudeltà? Contemporaneamente inizia un lento pellegrinaggio davanti a casa Baffé.

Qualcuno chiede di dare sepoltura ai poveri morti, e ciò viene concesso solo dopo ore.

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