La rotta dell’8 settembre

Rotta dell'8 settembreIl Fascismo, sfiduciato dalla gente nei 40 giorni che partono dal 25 luglio 1943, perde anche fedelissimi sostenitori: i quotidiani diventano apertamente antifascisti e il settimanale “La Santa Milizia”, vero organo di propaganda della Federazione ravennate del Fascio, chiude. Quando poi arrivano le notizie che il Re, la sua famiglia e gli alti ufficiali sono scappati a Brindisi (la città è stata scelta con cura: è controllata dagli inglesi, anche loro monarchici) la popolazione reagisce addirittura con scherno e derisione.

Lo stesso Maresciallo Badoglio, che pure ha invitato alla continuazione della guerra ed è, oltre che Primo Ministro, anche il massimo comandante militare, preferisce abbandonare il campo, seguire il Re, lasciare l’esercito senza guida. Nelle caserme gli ufficiali e i soldati sono confusi. Qualcuno si oppone con le armi ai tedeschi che sempre li attaccano per tradurli in Germania, Austria, Polonia come prigionieri. Altri si arrendono. La grande maggioranza prende la via di casa: è la rotta dell’8 settembre e dei giorni a seguire.

Giovani con ogni mezzo, a piedi o in bicicletta o in treno, calano dalle province dell’alta Italia. Per Ravenna e i paesi intorno passano militari stanchi e affamati, provengono dal Triveneto e devono assolutamente disfarsi delle divise.

La popolazione è generosa, soprattutto quella di campagna, che pur nelle ristrettezze economiche, e nel pericolo della spiata ai tedeschi e della inevitabile ritorsione, dà ospitalità, ricovero e abiti.

Sono questi i giorni della grande solidarietà.

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