L’amaca del 10 giugno 2015 (di Michele Serra)

ProfughiIn un paese già funestato dal campanilismo, con tutto il suo carico di ristrettezze culturali e regressioni dialettali, ci mancava solo che una questione planetaria come quella dei migranti diventasse il pretesto per una serie di beghe locali, con le italiette di destra che scaricano i profughi sulle italiette di sinistra.

Si era appena fatto in tempo a capire che quella degli sbarchi è una questione europea, e già affrontarla su scala nazionale era insufficiente; e ora ci tocca sentire presidenti di Regione che se ne infischiano, come farebbero i capi tribù libici e siriani, delle decisioni del governo centrale; dividono a macchia di leopardo lo Stivale dichiarando, nelle migliori tradizioni della grettezza Nimb (not in my backyard, non nel mio cortile), che a casa “loro” quella gente non la vogliono; e se alcuni sindaci, disponendo a loro volta del loro territorio, i profughi li accetterebbero, sono trattati come nemici interni, traditori della vocazione inospitale e grugnente che a destra, in questo momento, ha i numeri giusti per sentirsi egemone.

Profughi_002Quando dunque andranno a Strasburgo a trattare, i nostri ministri, e a chiedere agli altri paesi europei di non lasciarci soli di fronte al dramma dei profughi, dovranno aggiungere che nel frattempo è venuto a mancare il sostegno di tre regioni italiane. Vorrebbero dunque, per piacere, Germania Francia e Inghilterra rimpiazzare Toti Zaia e Maroni?

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