Nei paesi liberati vengono subito nominate le giunte popolari. Sono composte da partigiani (a volte ancora in attività nella 28°) e da civili designati dal CLN.
Il loro primo impegno è quello di ripristinare la vivibilità perché mancano gli alimenti, la legna e il carbone. Ma viene anche fatta una stima delle opere murarie indispensabili e distrutte; ponti, scuole, ospedali, abitazioni che vengono ripristinate con un lavoro che è sempre volontario.
La disponibilità di chi è riuscito a preservare i beni durante l’occupazione nei confronti di chi non l’ha fatto, o non l’ha potuto fare (i lattonzoli, il pollame da chioccia e altro), non sempre c’è e allora intervengono i nuovi uomini politici che usano parole come interesse collettivo, rilasciano ricevute a nome del Sindaco, convincono.
Nelle riunioni di Giunta vi sono braccianti, operai, commercianti, intellettuali, preti, donne e giovani.
E’ la prima volta nella storia che persone digiune di Amministrazione Pubblica discutono e, soprattutto, decidono.
Limitarsi, però, a dire che le loro delibere sono solo di distribuzione equa dei beni É un errore, infatti c’è un impegno concreto a favore di un nuovo modo d’intendere la vita civile e il lavoro.
Gli amministratori, e il CLN provinciale, non mancano di mettere in pratica ciò che per anni è stato patrimonio delle aspirazioni politiche degli antifascisti: la democrazia tra gli uomini tutti e la libertà per ogni cittadino di scegliersi la sua vita nella collettività È un sentimento che appartiene in particolare ai giovani che, senza distinzioni di classe, capiscono di essere loro e solo loro i creatori di se stessi; e nemmeno viene inteso come straordinario il voto alle donne del ‘46.