La pandemia covid-19 ha reso più evidenti e più gravi una serie di limiti strutturali nell’attuale modello di sviluppo affermatosi via via entro una globalizzazione senza regole. Ciò è evidente non solo nei danni ambientali, ma anche nella crescente diseguaglianza, nel disordine sociale, nelle tensioni internazionali con seri rischi per la pace.
Di fronte al virus, le cui conseguenze sono tutt’altro che superate o scomparse, si è evidenziato il fallimentare e pericoloso comportamento di alcuni governi a carattere sovranista e autoritario.
L’Italia e il suo Governo sono riusciti finora ad affrontare il virus in modo adeguato, pur con forti diversità da regione a regione: il sistema sanitario privatizzato in alcune regioni pur molto sviluppate ha fallito in modo tragico. Un forte sistema sanitario pubblico (pur con le sue lacune) ha dimostrato la propria efficacia, come in Emilia-Romagna, e nella nostra provincia in particolare. Gli italiani hanno saputo mostrare finora uno spirito civico complessivamente saldo.
Si apre ora una fase complessa, difficile e pericolosa, non solo per la possibilità di una “seconda ondata”, ma soprattutto per le gravi conseguenze economiche. Si sono rivelati inoltre molti dei limiti strutturali del nostro sistema produttivo e l’arretratezza di molti “pezzi” del sistema-Italia, una pubblica amministrazione spesso lenta, inadeguata, una mancanza di lungimiranza di settori importanti del sistema industriale.
A fronte di ciò il rischio di una caduta duratura del reddito, dell’occupazione, il rischio di un ulteriore impoverimento di parti significative di popolazione, sono rischi reali e incombenti. Se non si riesce a trovare rapidamente la via per una ripresa economica, per un superamento delle diseguaglianze, per una più equa distribuzione delle ricchezze, per il recupero e la creazione di nuovi posti di lavoro, il pericolo di una rabbia sociale incontenibile è altrettanto concreto.
Di questa rabbia possono facilmente approfittare le forze della destra estrema, antidemocratica, sovranista e razzista che costituisce il panorama attuale della destra italiana e in altre parti d’Europa.
Le politiche messe in atto nelle ultime settimane dall’Unione Europea sono un importante passo avanti, a dimostrazione che, pure coi suoi limiti, la dimensione europea è per l’Italia vitale. Il modo migliore di difenderla è, per il nostro Paese, saper usare le risorse messe a disposizione in modo corretto, rapido, certo, mirato ai nodi strutturali troppo a lungo lasciati insoluti. A ciò va affiancata una vera ed efficace lotta all’evasione fiscale.
L’ANPI invita le forze politiche, sindacali e sociali democratiche e antifasciste a trovare su queste basi una unità di intenti, anche da diverse collocazioni.
In questo contesto va anche chiesta e pretesa la massima fermezza dello Stato, verso i rigurgiti neofascisti e neonazisti la cui frequenza e intensità sono un pericolo reale e ravvicinato per la democrazia italiana.
Come sempre, la nostra Costituzione e la lotta per una sua più piena attuazione sono la via maestra per uscire positivamente da una crisi che può divenire devastante. Mentre facciamo nostro l’appello che fu di Sandro Pertini a che “svuotino gli arsenali e si riempiano i granai”, valutiamo negativamente le proposte tendenti ad una secca riduzione della rappresentanza parlamentare, che saranno oggetto di un prossimo referendum.
PER IL COMITATO PROVINCIALE ANPI RAVENNA
Ivano Artioli
Presidente ANPI Ravenna